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Il CORONAVIRUS (2019-nCoV) che spaventa il MONDO




Si tratta ancora una volta di una allerta per rischio biologico come la SARS di qualche anno fa perché’ di coronavirus si tratta anche in questo caso; i coronavirus sono virus a RNA che all’osservazione al microscopio elettronico appaiono dotati di una struttura esterna molto simile ad una corona.

I virus quando infettano una persona hanno cellule di elezione vale a dire a loro piace moltiplicarsi in alcune cellule rispetto ad altre; i coronavirus amano le cellule dell’albero bronchiale e possono dare da un semplice raffreddore fino alle sindromi respiratorie acute gravi.

Poiché’ questi virus si trasmettono tramite contatto diretto (gocce respiratorie ed aerosol) la loro propagazione causa sovente una epidemia cioè coinvolge un numero elevato di persone. La catena di trasmissione di questi virus prevede anche degli ospiti intermedi rappresentati da animali.

La diagnosi puo’ essere fatta mediante la ricerca dell’RNA del virus con la tecnica della RT-PCR: i campioni biologici sono rappresentati dalle secrezioni delle vie respiratorie inferiori e superiori e dal siero.

Per aiutare a prevenire la diffusione di casi sospetti, gli operatori sanitari devono utilizzare standard di prevenzione per il contatto diretto e per la possibilità di contagio per via aerea.

Non esiste un vaccino.

Perché si parla di “nuovo coronavirus”?

Viene semplicemente definito “nuovo coronavirus” un coronavirus da poco identificato e le cui caratteristiche non sono ancora completamente note; di solito col passare del tempo viene poi indicato un nome diverso, meno scientifico, con riferimento ai sintomi che provoca.

Come si trattano i pazienti con nuovo coronavirus?

La prima risorsa per contrastare un’infezione virale è il proprio sistema immunitario, che identifica l’infezione e sviluppa la capacità di contrastare il virus, impedendogli di fare ulteriori danni in futuro. Non esistono cure e i medici possono solamente somministrare farmaci per ridurre i sintomi, o per trattare complicazioni come la polmonite, nel caso in cui si presenti. Qualcosa di analogo avviene già con l’influenza, nel caso di pazienti con precedenti problemi di salute.

Quindi non è così grave?

Attualmente il nuovo coronavirus si è rivelato mortale nel 2,7 per cento dei casi, ma la stima è probabilmente in eccesso perché i quasi 3mila pazienti dichiarati finora dalla Cina riguardano solo i casi confermati, ma potrebbero essercene altre migliaia (non tutti sviluppano sintomi). Nel 2009, la pandemia influenzale da virus H1N1 (febbre suina) causò la morte di circa mezzo milione di persone in tutto il mondo. Ogni anno, a causa delle complicazioni dell’influenza comune, muoiono centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Il nuovo coronavirus sembra essere più aggressivo e – come tutti i nuovi virus – non deve essere sottovalutato fino a quando non se ne comprendono i meccanismi.

Chi sta studiando 2019-nCoV?

Centinaia di ricercatori in Cina e in altre aree del mondo stanno studiando le caratteristiche del nuovo coronavirus. A differenza di quanto avvenne con la SARS, le informazioni da parte cinese sono state comunicate con maggiore rapidità all’OMS e, grazie ai progressi tecnologici, il profilo genetico del virus è già a disposizione degli esperti per studiarlo e capire come agisce.

Da dove arriva il nuovo coronavirus?

Con i suoi 11 milioni di abitanti, Wuhan è la più grande città della Cina centrale. Il 31 dicembre 2019, la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan aveva inviato una segnalazione all’OMS, spiegando di avere registrato un certo numero di casi di polmonite con cause ignote. Le indagini avevano messo in evidenza un legame con un mercato di frutti di mare, pollame e altri animali selvatici vivi, ma una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet mette in dubbio questa eventualità (i dati devono però ricevere ulteriori conferme). Una decina di giorni dopo la segnalazione, il Centro per il controllo delle malattie della Cina ha annunciato di avere identificato un nuovo coronavirus, studiando le polmoniti di Wuhan. I tempi di scoperta e segnalazione sono comunque ancora sotto analisi, per capire se si potesse fare prima e meglio.

Perché si parla tanto dei mercati di animali vivi?

In Cina sono molto diffusi mercati in cui si possono acquistare suini, pollame e diverse altre specie selvatiche di animali ritenuti prelibatezze per la cucina locale o utili per la medicina tradizionale, come i pipistrelli. La contiguità tra esseri umani e questi animali, unita alle scarse condizioni igieniche, fa aumentare il rischio che i virus passino da una specie animale agli esseri umani, mutando per adattarsi poi ai nuovi ospiti. Il sospetto è che qualcosa di analogo sia avvenuto in passato, con la SARS, e nelle settimane scorse con il passaggio di 2019-nCoV agli esseri umani, probabilmente proprio dai pipistrelli. Anche per questo motivo, il governo cinese sta lavorando per mettere al bando, o almeno sospendere, le attività commerciali nei mercati di animali selvatici.

Il problema riguarda solo la Cina?

Da sempre i virus circolano e si diffondono in tutto il mondo facendosi dare un passaggio dagli animali che infettano. Un tempo le malattie arrivavano per nave, come avvenne per esempio con la peste nera in Europa nel Trecento, oggi attraverso i viaggi aerei. Il problema non riguarda quindi solo Wuhan e qualche altra provincia della Cina, ma tutto il mondo. Persone provenienti dalla Cina sono risultate infette in diversi luoghi di loro destinazione, come Stati Uniti, Australia, Singapore, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam, Canada, Giappone e Francia.

Quanto è contagiosa la malattia?

Attualmente non lo sappiamo con certezza. Il periodo di incubazione, cioè il tempo che passa da quando si viene infettati dal nuovo coronavirus a quando ci si ammala, è in media di 10-14 giorni. Il problema è che secondo diverse segnalazioni si è contagiosi anche nel periodo di incubazione, quindi ancora prima di sviluppare i sintomi. Questa circostanza potrebbe rendere più complicato il contenimento del virus, perché molte persone potrebbero non sapere di essere infette mentre hanno a che fare con altri, o si mettono in viaggio.

Come ci si protegge dal nuovo coronavirus?

Le raccomandazioni delle autorità sanitarie per ridurre il rischio di infezione da 2019-nCoV sono simili a quelle indicate per le altre malattie infettive. Il consiglio è di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone (per una trentina di secondi almeno), di starnutire e tossire in un fazzoletto o portandosi l’incavo del gomito alla bocca (in questo modo non si contaminano gli oggetti che si toccano con le mani e, al tempo stesso, non ci si porta nulla alla bocca dopo che si sono toccate superfici che potrebbero essere contaminate). Viene inoltre consigliato di evitare alimenti come frutta e verdura non lavate, bevande non imbottigliate, indicazioni utili soprattutto per chi si trova in luoghi dove è certa la presenza del virus.

Come si contiene il virus su larga scala?

La prevenzione, tramite il controllo delle infezioni e dei luoghi in cui si sono verificate, è alla base dei sistemi per prevenire la diffusione di un nuovo virus. L’obiettivo principale è fare in modo che 2019-nCoV si diffonda il meno possibile dalle aree della Cina in cui c’è il maggior numero di contagi. La città di Wuhan e diversi altri centri urbani sono stati posti sotto isolamento, ma non è chiaro se misure così drastiche siano utili, a distanza di settimane dai primi contagi. Un problema è dato dalla quantità crescente di persone che arrivano negli ospedali con i sintomi della malattia: devono essere messe in isolamento e mantenute in questa condizione se si conferma che hanno il nuovo coronavirus. A Wuhan non ci sono posti letto a sufficienza negli ospedali, e anche per questo è in corso la costruzione di un nuovo grande ospedale prefabbricato.

E nel resto del mondo?

Il primo punto di accesso della malattia fuori dalla Cina sono gli aeroporti, quindi i controlli sono eseguiti soprattutto sui voli in arrivo dalle città cinesi. Le procedure, che variano a seconda dei paesi, prevedono solitamente l’ingresso del personale sanitario sugli aerei appena atterrati dalla Cina: utilizzando tute isolanti, gli addetti rilevano la temperatura dei passeggeri e valutano l’eventuale presenza di altri sintomi. È in questo modo che sono stati identificati i casi fuori dalla Cina, e che si sono per ora evitati successivi contagi. Le limitazioni agli spostamenti da parte del governo cinese stanno inoltre favorendo una riduzione dei flussi di cittadini cinesi verso l’estero.

In Europa chi se ne occupa?

Naturalmente i singoli stati membri, che si coordinano con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dell’Unione Europea. Nella sua ultima valutazione del rischio, l’ECDC ha definito “alto” il potenziale impatto di una epidemia da 2019-nCoV, definendo probabile una diffusione del virus su scala globale. Il rischio maggiore è dovuto alle persone che sono arrivate da Wuhan e da altre aree della Cina interessate dal problema prima che fosse noto il virus, mentre è più basso per chi arriva ora, considerati i maggiori controlli.

E in Italia?

Da e per l’aeroporto di Roma Fiumicino ci sono solitamente voli diretti con Wuhan, e diversi altri non diretti. La situazione viene tenuta sotto controllo negli aeroporti dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF) e dai Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’aviazione civile (SASN), il cui principale lavoro è proprio ridurre i rischi di importazione di malattie infettive.

Gli aeroplani provenienti dalle aree cinesi a rischio sono sottoposti a controlli per rilevare l’eventuale presenza tra i passeggeri di casi sospetti. Nell’eventualità in cui un passeggero abbia sintomi che potrebbero indicare la presenza del coronavirus, è previsto un trasferimento presso l’Istituto Nazionale Malattie Infettive di Roma, con una procedura che garantisca l’isolamento della persona malata.

C’è un vaccino?

La scoperta di un nuovo virus non implica che sia sempre elaborato un vaccino per contrastarlo: molto dipende da quanto quel virus costituisca un rischio e dalla sua capacità di diffondersi. Al momento, la cosa più pratica è contenere il virus riducendo i rischi di nuovi contagi. Le conoscenze sulle caratteristiche del nuovo coronavirus sono via via più precise e non possiamo escludere che, nel caso di una sua grande diffusione, si provveda a elaborare un vaccino, che dovrebbe però poi essere testato e verificato prima di diventare disponibile.

Tutto chiaro, ma c’è da preoccuparsi?

Senza ansie e psicosi. Un nuovo coronavirus non deve essere mai sottovalutato, soprattutto fino a quando non siano note tutte le sue caratteristiche e le modalità in cui muta, per eludere le difese immunitarie. Il numero di casi da 2019-nCoV riscontrato finora è relativamente basso, ma gli esperti concordano sul fatto che continuerà a crescere e che ci potranno essere altri morti. Per ora il virus sembra causare sintomi meno gravi rispetto alla SARS, ma può comunque avere conseguenze serie nelle persone con altri problemi di salute; ci sono inoltre sporadiche segnalazioni di complicazioni anche in soggetti giovani e più in salute che non devono essere trascurate.

Le raccomandazioni più recenti sono disponibili presso l'OMS (Interim surveillance recommendations for human infection with novel coronavirus) e, negli Stati Uniti, presso the Centers for Disease Control and Prevention (MERS: Interim Guidance for Healthcare Professionals).

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